ULYANA NEVZOROVA 26.giu 25—24.ago 25

ULYANA NEVZOROVA 26.giu 25—24.ago 25​

La finzione dichiarata possiede un privilegio epistemologico: non è costretta a negare la propria natura.[1]  In un momento storico in cui populismi e derive autoritarie minano i fondamenti della democrazia e con la censura sempre più frequente delle voci dissidenti a livello globale, appare evidente l’importanza del linguaggio – inteso nel suo senso più senso ampio – come strumento per mettere in discussione le narrazioni dominanti e favorire il dialogo.

Ulyana Nevzorova è un’artista visiva e attivista nata a Minsk nel 2001, e dal 2021 vive e lavora ad Amburgo, in Germania. La sua pratica artistica si sviluppa attorno a una riflessione sulla memoria come spazio condiviso, in cui il vissuto individuale si intreccia con i traumi e le narrazioni collettive. Il suo lavoro si muove tra diversi mezzi per indagare la fragilità del ricordo, la sua deformazione nel tempo e la possibilità di una trasmissione affettiva della storia. 

Nel 2020, la Bielorussia è stata attraversata da un’ondata di proteste senza precedenti, scaturite dalla controversa rielezione di Aleksandr Lukashenko per il settimo mandato consecutivo e dalla violenta repressione messa in atto dal suo regime. Questo momento, pur non rovesciando il governo, ha rappresentato una svolta storica: l’emergere di un nuovo soggetto democratico collettivo, capace di ridefinire il senso di comunità e resistenza in quel contesto.

“Paperwork”, prima personale di Nevzorova, parte da una riflessione dell’artista in corso sulla memoria e la democrazia e si ispira al saggio “Solidarity of the Shaken. On the Collective Subject of the Belarusian Revolution of 2020” della ricercatrice bielorussa Tatyana Shchyttsova. Il testo analizza la genesi del movimento di protesta seguito alle elezioni presidenziali del 9 agosto 2020, mettendo in luce la dimensione collettiva della soggettività politica. Il concetto di “solidarietà degli scossi” – introdotto dal filosofo Jan Patočka – descrive una forma di unione fondata sulla vulnerabilità condivisa, capace di generare nuove forme di agire politico. Negli ultimi anni migliaia di bielorussi sono stati costretti all’esilio.

La mostra prende il suo titolo da una riflessione sul gesto: in occasione delle elezioni del 2020, l’opposizione ha sviluppato un metodo di conteggio approssimativo dei voti che non andavano al regime. Si tratta di una piegatura “a fisarmonica” delle schede elettorali, un gesto che permette il contatto visivo con la carta modificata anche dopo il deposito sulle urne.

In “100 days of protest”, titolo del lavoro video, Ulyana Nevzorova ricorre al canto e al ritmo come strumenti di liberazione, evocando una dimensione emotiva in questo nuovo corpo collettivo. I frammenti di filmati che compongono il video provengono dalla sua quotidianità nel 2020: ricordi di manifestazioni, raduni e momenti trascorsi in collettività. L’artista distilla queste memorie di un presente carico di tensione emotiva e conflitto.

L’intervento di Nevzorova si innesta in dialogo con l’opera di Margherita Moscardini realizzata per lo spazio di Platea: la scultura-scala continuerà presente e gli interventi degli artisti del programma Nine Out Of Ten Movie Stars Make Me Cry si relazioneranno fisica e concettualmente all’opera, aprendo spazio a una lettura stratificata di tutto il palinsesto annuale.

[1] Jacques Rancière, “The Politics of Fiction.” Qui Parle 27, no. 2 (2018): 269–89.

Ulyana Nevzorova è un’artista visiva e attivista, nata in Bielorussia e residente ad Amburgo, in Germania. I mezzi con cui lavora sono principalmente l’installazione, la fotografia e il disegno. I suoi lavori recenti sono incentrati sul tema della memoria, in particolare sulla connessione tra memoria personale e collettiva e sull’aspetto della deformazione. Nevzorova sottolinea che l’arte è uno strumento importante per preservare questa memoria, attraverso archivi, documentazione, ricerca e narrazione.

MAIN PARTNERS

Nel 2020, la Bielorussia è stata attraversata da un’ondata di proteste senza precedenti, scaturite dalla controversa rielezione di Aleksandr Lukashenko per il settimo mandato consecutivo e dalla violenta repressione messa in atto dal suo regime. Questo momento, pur non rovesciando il governo, ha rappresentato una svolta storica: l’emergere di un nuovo soggetto democratico collettivo, capace di ridefinire il senso di comunità e resistenza in quel contesto.

map

Platea Palazzo Galeano:
Corso Umberto 46, Lodi, 26900

email: info@platea.gallery
whatsapp: +39 351 149 8258